20190106 Quanto mi serve per sentirmi a mio agio (prima parte)

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fuffa

1° Giugno 2019 h 10:06 dalla Mariangela, secondo caffè.

Colazione per una serie di motivi stamattina l’abbiamo fatta al bar, da ZaV perché ha le paste vegane per Luana. Siamo poi venuti qui perché la mattina è bellissima e qui c’è il prato per far stare un po’ in Grazia di Dio la Rha.

Cose fatte ieri:

Ho dettato e corretto il pezzo e l’ho postato sul blog. Ho postato anche quello sulla incongruità degli alberi, mi piaceva averlo anche qui.

Ho riempito le stilografiche, questa con l’inchiostro del boccino nuovo. Luana ha trovato riposta in una qualche scatola della sua libreria una Pelikan uguale uguale a questa che sto usando, con la ricarica a stantuffo a vite; dice che gliel’ho regalata una volta che sono stato a Roma; Ne ho parlato proprio qualche giorno fa sicché ne devo aver comprato due, ho adesso una qualche reminescenza del fatto. Gliel’ho caricata con lo stesso inchiostro marrone nuovo e adesso la tiene sulla sua scrivania. Giorni fa mi volevo appuntare che vorrei fare un portapenne stilografiche con dei listelli di legno, lo faccio adesso. Dico, di prendere l’appunto. Ora leggo un po’, chissà se mi viene l’ispirazione per un altro pezzo.

Alle 23 e 50, ho controllato l’ora, ho fumato l’ultima sigaretta della mia vita e poi sono andato a letto. Anche stavolta non ho conservato la cicca come souvenir dell’ultima sigaretta fumata.

__ 15:47 Mariangela

Quanto mi serve per sentirmi a mio agio da un paio di anni a questa parte sta tutto nel mio borsello. Anche lui mi sono abituato a portarlo da un paio di anni abbondanti , da quando ho preso l’abitudine di tenere una specie di diario giornaliero. Una di queste volte spiegherò perché. In realtà l’attuale borsello, di vera pelle color marrone, ha sostituito quello in tela plastificata o plastica telata che fosse che avevo cominciato a usare da quando ho bisogno di avere sempre appresso un quaderno e delle penne. Era un omaggio che davano anni fa alla Feltrinelli e non l’ho mai usato perché non ho mai potuto sopportare i borselli da uomo. Poi uno cambia idea e oltretutto mi piaceva. Per il mio onomastico, e quindi il 7 giugno 2017, Luana mi ha regalato questo qui, tra pochissimo ha quindi due anni. Bellino ma non è che mi sia piaciuto all’istante. Innanzi tutto è molto più contenuto e ci sta tanta meno roba. Poi pian piano mi ci sono abituato ed anzi, ora proprio mi piace. Ho imparato anche a metterci meno roba, così non porto più a spasso un’incudine a forma di borsello. È diventato un accessorio d’abbigliamento per me vitale come il fazzoletto nella tasca anteriore sinistra dei pantaloni e il portafoglio in quella posteriore a destra. Lui lo porto a tracolla, spalla sinistra chiappa destra.

Oggi è la prima vera giornata di sole di questa stramba primavera. Siamo tornati qui ma senza la Rha. Nel pomeriggio c’è sempre meno confusione ed è piacevolissimo stare al tavolino mezzo all’ombra degli aceri di questo prato. C’è una bella brezza calda che non infastidisce, ci si sta da papi.

Come sempre, Luana legge, io alterno la scrittura principalmente di fuffa con la lettura di un libro cartaceo oppure di uno sull’e_reader.

Il borsello contiene:

1)         Il Qnn dove nn è la cifra specificativa del suo numero di matricola. L’attuale è il Q11 ed è quasi finito. Da domani bisogna che mi ricordi di mettere nel borsello anche il Q12 per non avere eventuali buchi di scrittura. Devo però scegliere quale sarà dai numerosi che ho di riserva a casa. Sono tutti quaderni di formato A5 perché è il formato a me più congeniale per scriverci su e per stare bene dentro al borsello. In inverno un A5 potrebbe stare anche nel tascone del giubbotto ma dopo si presenterebbe il problema di dove mettere tutte le altre cose che pian piano mi sono diventate necessarie in questa mia attività di “scrivente” (perché scrittore è un’accezione un po’ troppo altisonante. Penso che Wikipedia la definirebbe “voce disambigua”).

Da Q08[1] ho cominciato ad usare anche i quaderni con le pagine completamente bianche, senza righe di sorta. Li sto alternando a quelli con le righe perché devo finire quest’ultimi dei quali ne ho una discreta scorta. Uno dei primi con i fogli bianchi era ad anelli e lo comprai anni fa all’Ikea credo a Firenze.[2] Mi piacque perché aveva un foglio di plastica bianca “rigidina” con delle righe tracciate. Lo mettevi sotto al foglio sul quale stavi scrivendo e seguivi le righe in trasparenza. Quando poi usandolo mi piacque il metodo, non ne ho più trovato da acquistarne. Il foglio di plastica di quel quaderno che non ho mai finito ma messo in disuso (chissà perché?), l’ho recuperato e usato per Q08 e poi l’ho definitivamente perso. Nel frattempo però in Ikea sono arrivati dei quaderni appena più stretti di un A5, non sono ad anelli, li vendono in confezioni da 3 pezzi ed ogni quaderno ha un foglio di plastica a righe ed uno a quadretti. Q09 è uno di questi quaderni Ikea e Q11 è stato scritto utilizzando il suo foglio di plastica. Q10 è un quaderno A5 con le righe standard e così sarà Q12 perché, come mi ripeto, ne ho una discreta scorta e voglio finirli.

Due sono i motivi principali perché adesso preferisco i quaderni con fogli senza righe:

a) Se faccio un disegno mi piace di più su un foglio bianco piuttosto che su un foglio con le righe. Se per il disegno ho bisogno di tirare linee dritte, alla bisogna va bene il bordo della copertina di QdB (vedi più avanti) oppure il bordo di una matita o di una qualsiasi altra cosa che sia dritta, perfino un righello. Difatti dopo un po’ mi sono dotato di un righello più corto del solito e che sia molto flessibile perché se no sforma il borsello oppure si spezza. Infatti per un po’ ho avuto in dotazione due spezzoni molto meno pratici di un righello intero ma tutto sommato, ora che ci penso, più utili di questo che li ha sostituiti e che mi accorgo adesso proprio sul momento non essere in nessuna tasca del borsello; lo stavo cercando per essere preciso sulla sua lunghezza ma non posso farlo. Direi comunque dai 12 ai 14 cm.

b) Le righe incise sul foglio di plastica che fa da dima o maschera che dir si voglia, sono piacevolmente spaziate più strette delle righe standard. Mi sono reso conto che per poter star dentro allo spazio tra queste righe sono obbligato a scrivere più lentamente migliorando tantissimo la mia calligrafia ma soprattutto la sua leggibilità. Inoltre lo scrivere lentamente mi dà modo di formulare meglio e direi in un buon italiano quello che volevo scrivere. Scrivere lentamente mi fa però dimenticare che cazzo volevo scrivere subito dopo. Le idee si accavallano infatti alla mente e pretendono immediato riconoscimento; se non lo ottengono se ne vanno schifate. A volte si ritentano poco dopo, altre volte ritornano a far capolino in un momento di calma alcuni giorni no. Certe non tornano più. Ho certezza d’avere a volte mentalmente esclamato “Cazzo! Questa è un’idea veramente geniale, la devo scrivere immediatamente dopo ‘sta roba se no la perdo!”. Indovinate un po’…[3]

Su un quaderno a righe standard tendo a scrivere molto più velocemente a scapito però della calligrafia e di conseguenza della decifrabilità dello scritto. Riesco probabilmente però a fissare su carta qualche idea in più tra quelle che si affastellano alla mente. Alcune di queste idee in più, quando rileggo in seguito quanto ho scritto, svaniscono al mondo dell’intellegibile tra i marosi della mia calligrafia che si intorcina in picchi e valli. Avessi studiato da medico all’università sarei stato naturalmente dotato per la redazione delle ricette. Riesco a riconoscere le ‘t’, le ‘q’, le ‘f’. Invece ‘i’,’u’,’m’,’n’ e spesso le ‘v’ non è che siano tra loro simili, sono uguali: ‘a’ ‘e’ ed anche le ‘o’ si scambiano tra loro, i puntini delle ‘i’ servono a segnalare che da qualche parte sotto di loro ma certo non sulla loro verticale ci sono appunto delle ‘i’. Insomma devo cercare di capire che cosa ho scritto e molte parole o brevi frasi le comprendo dal contesto e non certamente dalla mia grafia. Metti caso questi miei quaderni passino indenni alcuni secoli e vengano riscoperti da uno studioso di Storia a questo punto Antica; il suo lavoro di trascrizione di una lingua ormai profondamente cambiata, conterrebbe tantissimi simboli ‘†’ che sta per ” crux desperationis” o crux filologica nella forma professionale oppure “Chissà che cazzo aveva scritto!” se è uno studioso intellettualmente onesto.

Per esempio adesso che mi sto divertendo a scrivere questo pezzo, la foga comunicativa riesce a farmi scrivere ben illeggibile ma su righe spaziate strette.

Proprio in questo momento l’applicazione “Quit smoking” sul mio cellulare mi ha avvisato che sono arrivato a 10 sigarette non fumate. C’è andato vicino, in realtà sono solo 5. Alle 11:50 ho interrotto la mia astensione dal fumo…

Disattivo l’applicazione.

[1] Per curiosità sono andato a controllare la data di inizio di Q01: il 16 giugno 2016. Sono quindi quasi 3 anni che faccio lo scrivente di professione, accidenti come passa il tempo!. D’ora in avanti nei prossimi scritti dirò “da 3 anni a questa parte”. In realtà è ancora prima che ho iniziato, però era principalmente su quaderni A4 e non era un’attività “codificata” e sicuramente molto estemporanea. Anche in passato ho usato molti A5 che fungevano più da block-notes che altro. Tutti questi quaderni li conservo in uno scaffale della mia libreria. La scelta definitiva del formato A5 si è formata proprio per la trasportabilità del supporto di memoria.

[2] Ho controllato: messo in servizio il 12/09/2011 h 7:30 del mattino però non c’è la data di quando e dove e l’ho preso sulla seconda di copertina. È una cosa che faccio da pochi anni.

[3] L’abitudine di avere un blocco notes sempre in tasca l’ho dovuta prendere sul lavoro per fissare immediatamente la cosa che mi era venuta in mente in quel momento, momento che in un ristorante e all’ora di punta è sempre e assolutamente inopportuno. Ma foglio vuole penna e se la penna l’hai posata un attimo da qualche altra parte ecco che l’idea è persa. Allora mi comprai un registratore digitale, uno di quelli piccolini che puoi tenere in tasca. Stavo transitando in cucina a prendere chissà cosa, mi viene in mente una cosa importante che va fissata subito. Cerco il registratore ma in tasca non ce l’ho, realizzo che l’ho usato qualche minuto prima e lasciato sulla scrivania in ufficio. Mi fiondo allora in ufficio, raggiungo il registratore, lo accendo e registro… una accorata e sentita bestemmia perché avevo dimenticato qual’era la cosa importante da ricordare.

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