20190603 L’ultimo ebreo di Vinnitsa

Leave a comment
fuffa

Lunedì 06 giugno 2019 L’ultimo ebreo di Vinnitsa

Due piccole cose che mi sono capitate stamattina.

Prima piccola cosa

Stavo lì al tavolino del bar a prendere il mio caffè e scimmiottare di scrivere qualcosa.

Riporto pari pari la riflessione che stavo scrivendo:

” […] Praticamente in tutti i precedenti Qnn ho scritto cosa vorrei e perché, ma questo, ovviamente, non la fa realizzare motu proprio. Di sicuro non ho chiaro quale sia il mio vero obiettivo. Non lo so per certo descrivere compiutamente. Mi rendo ben conto che giorno per giorno i giorni stanno passando.”

Le frasi successive sarebbero state una riflessione sulla morte; non dico che la loro estensione era già formulata nella mia mente ma avrei parlato di quello.

Ed invece appena messo il punto alla frase e pronto per iniziare la successiva ho avuto un’intuizione, ho intuito un legame tra “giorno per giorno i giorni stanno passando” e l’immagine che mi ha colpito anni fa e che è sempre presente nella mia mente: la foto conosciuta come “L’ultimo Ebreo di Vinnitsa”.

L’ultimo giorno di ognuno di noi ha sempre un ultimo istante ed in quella foto c’è l’ultimo istante di un uomo che ha mosso passi su questa terra.

Perché che sia una foto di morte è evidente in sé.

Mi è scattata una molla interiore, mi sono sentito pronto a descrivere tutte le riflessioni che in questi anni quella foto mi ha sempre mosso. Ne ho così tante, alcune anche “belline”, vorrei dire con pudore quasi profonde.

Per l’amor di Dio, non è che saprei donare al mondo un nuovo contributo di pensiero, Stringi stringi quella foto dice già tutto, non c’è da aggiungere nulla e, non è per farmene un vanto, le mie osservazioni risulterebbero irrilevanti.

Ma avrei raccontato quello che a me e per me questa foto ha suscitato, i perché che ha mosso, i percorsi che i tentativi di risposta hanno attraversato, dove ho sostato con la mente.

Sarei partito da considerazioni sull’inquadratura, la direzione dello sguardo di quell’ebreo del quale non è riportato nemmeno il nome. Di cosa sembra stiano facendo le persone che sono alle sue spalle, (c’è un soldato, appena alla destra dell’ebreo o a sinistra guardando l’ebreo, che è l’unica cosa smossa della foto, sembra che stia saltando). Di cosa sembrino intenti a guardare uno per uno quei militari e come sembri giovane quello che impugna la pistola.

E molto molto altro ancora. Per esempio che quella foto È la condensazione in  una immagine de “La banalità del male[1] a volte molto più di tante terribili descrizioni sui libri.

E molto, molto altro ancora.

Sì, ‘sta volta avrei scritto un pezzo su quella foto.

Allora ho preso la mia robina, ho pagato il caffè e me ne sono venuto a casa per scrivere su un foglio word.

Seconda piccola cosa

A casa mi sono messo al computer e come prima cosa ho cercato in internet la foto per stamparla. Quando una foto mi colpisce ho allora spesso il bisogno di guardarla, di fissarla, osservarla, vederla, averla lì per riacchiappare i fili di pensiero che mi ha lanciato la prima volta che l’ho vista.

Ho sempre 3 o 4 pagine aperte nel browser, una è Tumblr, un blog di blog dove trovi principalmente immagini, filmati e anche qualche testo. Un blog al quale mi sono iscritto posta via via delle citazioni. Qualcuna è una simpatica boutade che spesso ignominiosamente riciclo (ma non la spaccio mai come farina del mio sacco!), altre lasciano il tempo che trovano, altre ancora me le raccolgo in un file perché sono proprio belle.

Ho stampato la foto che fortunatamente è già di suo in bianco e nero.

Ho dichiarato guerra da un tre mesi a questa parte alle stampanti a colori per via del prezzo assurdo delle loro cartucce di ricambio, così ho sostituito l’ultima stampante a colori che mi è morta con una nuova solo B/N, così, solo per tigna. (Mi spiegate perché, accidenti a loro ed alla Epson in particolare, se uno deve stampare un banale testo in bianco e nero ma ha terminato il colore giallo non può stampare?)

Ho dato un’occhiata veloce a Tumblr, scorrendo le immagine. Mi sono imbattuto in una di quelle di citazioni.

Recitava: “A misura che avanziamo nel tragico, il senso del tragico diminuisce. – Guido Ceronetti[2]

Ora, io non credo assolutamente alle coincidenze, il caso è il caso e basta.

Però che quando in un qualche modo  ci abituiamo al male (voglio dire, quello in sorte ad altri…) allora il male non ci appare poi proprio tutto quel gran che di male, ecco, quello lo avrei scritto.

L’ho trovato già scritto in una bellissima frase concisa.

Cazzo vuoi che scriva io adesso?

 

Allora ho copiato la frase, l’ho incollata ai piedi dell’immagine e ho ristampato la foto.

Cosa ne farò sotto fatti miei.

Ma lo considero il mio piccolo cenno del capo come forma di rispetto, sai quello si fa quando passa un feretro al morto e ai suoi parenti, tanto non ci sono parole da dire e quelle che si dicono sono inutili.

Arrivederci, ultimo ebreo di Vinnitsa.

[1] https://it.wikipedia.org/wiki/La_banalità_del_male

[2] https://it.wikipedia.org/wiki/Guido_Ceronetti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *